Visibilità

Idea

Un gioco è un gioco solo fino a quando il suo opposto non entra in scena. Sei all’inaugurazione di una mostra di fotografia e in mezzo alla folla vieni immortalata in qualche scatto. Fin qui nulla di strano, né di ludico. Anzi, da curatrice, anche se la mostra non l’hai organizzata tu, stai comunque lavorando confrontandoti con un progetto altrui. Il gioco comincia quando uno dei fotografi deputati a documentare l’evento, Paolo Portogallo, ti scatta una fotografia che, data la fortunata e buona riuscita in termini di composizione e percezione visiva, gli fa scattare la molla di chiederti di farne altre senza un effettivo scopo né programma.
Allora stai al gioco, perché vagamente intuisci che da qualche parte quelle fotografie, miste all’entusiasmo del suo giovane artefice, andranno a parare. Ed è così che dopo il secondo, il terzo e il quarto fotogramma, mentre ti stai misurando con la tecnica e le idee del fotografo, capisci che stai contribuendo a costruire delle forme di senso al di là dei luoghi e dei modi in cui sei abituata a farlo, cioè all’Università con i mezzi del ricercatore in scienze umane: la lettura e la scrittura. Quello che allora era partito come un divertimento acquista l’aspetto più serio, pensato e accurato di un portfolio fotografico: il gioco non è più un gioco, ma uno “studio per immagini”. Il servizio e il set vengono programmati e preparati dalla sera al mattino seguente al fine di portare a termine un’idea che il caso aveva inaugurato. In breve, Modica: due scene (la Sala Espositiva di Palazzo Grimaldi e la Sala del Granaio della Fondazione Grimaldi); due soggetti (il fotografo e la modella); sei oggetti (una Canon 6D, un fondale nero, un faretto a luce calda, una sfera fotografica in cristallo K9 trasparente, un visore-giocattolo di diapositive, una stampa fotografica); poco più di cinquanta scatti; nemmeno tre ore di lavoro; molta immaginazione e altrettanta collaborazione.
Questi gli elementi che hanno dato vita alle dieci foto scelte da Paolo per comporre “VISIBILITY.
Feel again to imagine”.

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